Occhi di giada purissima ha il sole, maturano le messi nella sua luce. Il lavoro degli uomini è ora la gioia del raccolto e il canto dei mietitori si distende nei campi. Sono di oro le spighe ed è il pane la vita affanni.
Versi di Giangaleazzo Visconti per descrivere l’opera Spighe di Grano di Rosmundo Giarletta (foto in basso)
La prima delle Lune Crescenti è un autentico talento: il Maestro Rosmundo Giarletta, un artigiano dell’oro, un imprenditore del bello, un artista unico.
Nel suo laboratorio – la Bottega Orafa Rosmundo di Eboli – concepisce e realizza opere che descrivono territori e narrano storie, pezzi unici che indossano principi e reali, e chiunque possa apprezzarne il valore più profondo.
Ed è lì – nella sua Bottega – che affondano le radici della mia personale esigenza di far emergere i tesori dei PiantaGrani che ho imparato a riconoscere.
Il seme, l’origine della storia
Rosmundo cresce a Varese, la sua famiglia si è trasferita lì quando lui aveva appena sei mesi. Erano gli anni sessanta e suo padre aveva trovato un posto nelle fonderie.
Ogni volta che Rosmundo sin da piccolo torna a Eboli per brevi vacanze, rimane affascinato dalla storia, dal calore degli uomini e della natura stessa. E’ certo che là ogni seme potesse nascere e svilupparsi.
A Varese studia al Liceo artistico, ma fin dalle medie, in estate, Rosmundo già lavora in un laboratorio d’oreficeria. Ha già capito qual è la sua vocazione, ha già una missione da portare a termine: sa che sua mamma adora i gioielli, ora può indossare solo la bigiotteria, così, le ha promesso che presto sarà lui stesso a realizzare preziosi veri per lei.
Rosmundo apprende in fretta, impara a saldare e a fondere l’oro, studia i maestri, ammira Benvenuto Cellini e la sua capacità di dar forma attraverso l’arte al suo mondo interiore. La voglia di continuare a crescere lo porta a Firenze, si diploma all’istituto d’arte – il prestigioso Porta Romana – e per due anni e più lavora alla bottega orafa di Ponte Vecchio con il maestro Lido Bucci.
Poi, a ventitré anni, Rosmundo capisce che è arrivato il momento di tornare a casa, alla sua terra, alla sua città, al luogo della sua identità – Eboli – che aveva lasciato quando era ancora in fasce.
Le intemperie, le prove
Quella di Rosmundo è stata una delle prime botteghe orafe dell’intera provincia di Salerno. Sia chiaro, non è una delle tante gioiellerie seriali; quello che il Maestro mette su è un laboratorio in cui realizza completamente a mano le sue creazioni. Certo, il cammino che lo aspetta è tutt’altro che semplice, per anni si accontenta di piccoli lavori e riparazioni che gli commissionano le gioiellerie della zona.
Ma Rosmundo “imprende, comincia, si ostina e procede” – d’altro canto ha dentro di sé il gene del PiantaGrani -, e di lavoro in lavoro perfeziona il suo stile e trasferisce pian piano alle sue opere la sua identità.
Studia, ricerca, sperimenta la tecnica del traforo, legge, osserva la natura, insiste.
Nel frattempo si sposa con Rosaria e mette al mondo due figli. Non saranno loro la sua unica prole: nel 1995 nasce il suo marchio di stile: il nido d’ape figurativo, un metodo di lavorazione unico in Italia realizzato interamente a mano.

Il raccolto, i risultati
Il lavoro paga ed ecco che per Rosmundo giunge l’ora di raccogliere i frutti di tanto appassionato impegno: nel 1997 realizza il Te Deum, un’opera commissionatagli per la celebrazione dei 700 anni della nascita della famiglia principesca del Principato di Monaco.
Progetta di realizzare con l’oro e le pietre le immagini che raccontano la storia della famiglia reale, partecipa al concorso di idee indetto per celebrare l’evento, e vince.
Rosmundo realizza così la sua opera e conquista i reali di Monaco: il Principe Ranieri lo insignisce della carica di Cavaliere all’Arte e alla Cultura del Principato di Monaco.
Da lì in poi è un susseguirsi di successi e prestigiose mostre.
Nel 2001 Rosmundo realizza la mostra “Campagna feudo dei Grimaldi alla corte di Onorato II”, nel 2005 le sue opere sono il fiore all’occhiello dell’esposizione “Gioielli Regali” alla Reggia di Caserta.
Realizza poi la Scafa, un’opera magistrale in cui il Maestro combina oro e pietre preziose per raffigurare l’intreccio di mito e natura della lingua di terra che da Eboli conduce a Paestum. Crea le Passioni dell’Uomo che descrivono l’ebbrezza magica del banchetto sacro a Dioniso. Racconta, con il Parsifal, la magia del giardino di Klingsor nell’opera di Wagner, ispirato a sua volta dal Giardino di villa Rufolo a Ravello.
Il suo orizzonte racchiude e comprende anche culture altre, come nel caso di Al Noor, rappresentazione artistica del paradiso musulmano presentata con successo negli Emirati Arabi.
“È il territorio la mia linfa, è il territorio la mia stessa identità”, afferma Rosmundo, “mi nutro del calore di ciò che mi circonda, interpreto e racconto con il mio stile ciò che sento e vivo, servendomi di strumenti e materiali a me più affini: l’archetto da traforo, l’oro e le pietre preziose.”
Eccola, riassunta nelle parole di Rosmundo Giarletta, la grandiosa semplicità del PiantaGrani.
Testo di Loredana Parisi
Fantastico!!!
Grande esempio di PiantaGrani: Rosmundo, la sua famiglia, il mondo nella sua bottega e nelle straordinarie creazioni
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Storie di successi costruiti su radici antiche, col valore del passato e delle tradizioni e la proiezione nel domani … Complimenti a questo primo, meraviglioso PiantaGrani, e a tutti quelli che verranno. Che ce ne siano tanti, e ancora tanti, da vivere, da raccontare, da animare la nostra meravigliosa Terra!
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