Per mangiare un uovo, è necessario rompere il guscio.
Proverbio giamaicano.
Maida è l’azienda agricola che incarna il concetto di agricoltura figa del terzo millennio: i loro prodotti ripropongono ricette tradizionali, prevalentemente biologiche, seguono il fisiologico ciclo della stagionalità e sono confezionati come gioielli: carciofini di Paestum letteralmente incastonati in barattoli di sorprendente design, bottiglioni di champagne per contenere passata di pomodoro lungo giallo di Capaccio, etichette raffinate.
Cura e gusto per custodire e valorizzare prodotti coltivati, trasformati e confezionati secondo il concetto più autentico della filiera: dai campi tutto finisce direttamente nei laboratori adiacenti ed esce già bello ed etichettato.
Francesco Vastola ha trasferito passione per l’eccellenza ai suoi figli Fabrizio e Mariantonia.
Fabrizio, entusiasta che Storie di PiantaGrani pubblicasse la loro storia, ha precisato che preferiva che la storia la scrivessi io, tanto lui – sicuramente – non lo sapeva fare. Ormai ho imparato a riconoscere questi semplici, sofisticati e schivi PiantaGrani: gli ho chiesto qualche appunto perché potessi essere più precisa. Di fatto ha scritto lui la storia, ed è affascinante, come tutte le cose che i Vastola realizzano.
Il seme, l’origine della storia
Tutto è iniziato venti anni fa (1997), quando mio padre Francesco si trovò a gestire l’azienda di famiglia e decise di abbandonare ciò che faceva, sempre inerente all’agricoltura, e lanciarsi in questa avventura; già allora i tempi per l’agricoltura non erano ottimi e riuscire a dare sussistenza alla famiglia con una azienda agricola non grandissima era difficile, problemi che ancora oggi sono presenti nel comparto agricolo per chi non è riuscito a modernizzarsi e a dare qualcosa in più alle proprie produzioni.
La prima cosa che fece mio padre è uscire da meccanismi di massa proiettandosi con un approccio più rispettoso all’agricoltura e trasformò l’azienda agricola da convenzionale a biologica (1996) iniziando a ricercare e coltivare ortaggi e frutta più antichi, più legati al territorio, con più sapore a discapito di resa e quantità.
Le intemperie, le prove.
All’epoca lui fu un pioniere: non c’era l’attenzione di oggi verso i prodotti tipici, biologici, sostenibili, km zero e quindi ecco nascere la seconda fase in cui mio padre decise di dare un valore aggiunto alle sue produzioni agricole trasformandole in conserve che in casa nostra si sono sempre fatte dalla bisnonna Antonia, a cui papà chiedeva le ricette, a mia mamma Annamaria che oggi segue insieme a me le varie fasi di cottura e trasformazione.
L’approccio fu quello di fare un prodotto che raccontasse il nostro territorio, le nostre tradizioni e i nostri gusti e la scelta dei miei genitori oggi posso dire che è stata quella giusta.
Quando andava alle fiere di settore, lui era là con i suoi pochi, piccoli ed eleganti barattoli pieni di conserve biologiche, accanto ai colossi della trasformazione alimentare. All’inizio nessuno si fermava al suo banchetto.
Quando tutto è iniziato ero adolescente. seguivo i miei e vedevo la loro passione e la loro attenzione, le soddisfazioni che avevano e anche quanto l’impresa fosse impegnativa: così ho deciso di fare degli studi in tecnologia alimentare e contribuire a sviluppare il progetto di famiglia.
Il raccolto, i risultati
Oggi seguo l’attività interessandomi in particolare delle fasi di trasformazione, anche se, essendo una piccola azienda ci si interessa un po’ di tutto.
Tantissime sono le soddisfazioni che riceviamo dal nostro lavoro: i nostri prodotti si trovano principalmente in gastronomie di eccellenza e in ristoranti stellati: da oltre dieci anni collaboriamo fra tutti, con Don Alfonso .
Tanti sono i riconoscimenti ricevuti: fra tutti l’Innovation Award ricevuto nel 2013 a Tutto Food di Milano per la “Mesca francesca”, misto di legumi e cereali locali; altri premi anche internazionali, sono arrivati invece per le scelte di packaging.
Il nostro obiettivo quotidiano e la visione aziendale è quella di migliorare sempre la qualità delle nostre produzioni nel rispetto di antichi saperi contadini riadattandoli in chiave moderna, cercando di mettere in ogni prodotto la storia di una famiglia e di una passione, la saggezza dei genitori e l’entusiasmo delle nuove generazioni, parlo di me e di mia sorella Mariantonia che sta completando gli studi in Biologia e anche di mia sorella Martina che ha tredici anni, che al momento è solo assaggiatrice e che noi speriamo di appassionare al punto di appassionarsi all’avventura dell’intera famiglia Vastola.
Introduzione di Loredana Parisi
Testo e foto di Fabrizio Vastola