“C’è sempre un grano di pazzia nell’amore, così come c’è sempre un grano di logica nella pazzia.”
Friedrich Nietzsche – Così parlò Zarathustra
Cosa racconti? A cosa serve? Cosa fai?
All’inizio non era facile rispondere a queste domande, in quanto per la verità procedevo seguendo quella famosa vocina interiore che è difficile da spiegare, e che riguarda più la pancia e il cuore e meno la testa.
Non sapevo esattamente come andare, la verità. Avevo immagini e colori ai quali dare forma, e poi basta. Ora che ho storie e pani nelle mani, lo posso dire.
L’ho già raccontato in più momenti in questi anni: ero rimasta in azienda per circa quindici anni e volevo aria, libertà e soprattutto capire chi fossi e cosa potevo costruire che realmente mi appartenesse.
Duranti i corsi e nei loro libri, i cosiddetti mental coach ti dicono che per realizzarti devi cercare la tua essenza. Che parola strana. L’essenza non è un estratto di erbe aromatiche o di fiori? Già. Un estratto di qualcosa che da integro può essere ridotto ai minimi termini, spremendone ed esaltandone le caratteristiche migliori. Avevo capito cosa fosse l’essenza, e ora come ci arrivavo?
Bisognava partire dall’origine. Partire di nuovo, insomma.
Ed ho iniziato ad immaginare – proprio nel senso di rendere vive le immagini nella mia testa – il grano che ho sempre amato in maniera ancestrale, di rinnovare il pane di mia nonna, di andare in giro e avere occasione di conoscere territori, persone, imprese, esperienze, lavoro e risultati di altri.
Così è stato. Quello che ho immaginato si sta trasferendo in realtà. Di sicuro con maggiore fatica di quanto potessi io stessa immaginare.
È in effetti impegnativo:
- tenere in debito conto ed equilibrio le voci esterne ed interne dissonanti,
- mantenere dritte davanti a sè le immagini di ciò che si vuole realizzare,
- procedere a tentoni perché non si conosce il settore,
- cercare le persone giuste dopo aver inciampato in quelle sbagliate,
- autofinanziarsi e far di conto quando c’è tanto da fare e ti devi invece fermare.
Cosa è accaduto quindi? Cosa è stato fatto di concreto con queste storie?
- a dicembre 2016 sono stati seminati i primi grani del progetto
- a gennaio 2017 è nato il blog storiedipiantagrani
- a giugno 2017 si sono raccolti i primi grani
- a novembre 2017 è nata l’azienda PiantaGrani
- a dicembre 2017 sono state molite le prime farine ed è stato riseminato il grano
- a gennaio 2018 è partita la sperimentazione del pane con Helga Liberto
- a febbraio 2018 nascevano i primi bocconi di pane buono
- a settembre 2018 partiva la commercializzazione del PandeiPani
- a dicembre 2018 è stata fatta la terza semina della quale vi racconterò in seguito
- a dicembre 2018 è nato anche il packaging di pandeipani
- a Natale 2018 abbiamo festeggiato con il panettone di risciola PandeiPani
Nel frattempo PiantaGrani, che si occupa di conoscere, valorizzare, promuovere e connettere i PiantaGrani tra loro, continua incessante il proprio lavoro.
L’obiettivo di PiantaGrani è continuare a conoscere per creare progetti di narrazione che esprimano il valore autentico di ciò che incontra. Soprattutto PiantaGrani ama raccontare la natura, l’ambiente, le produzioni artigianali e agro-alimentari virtuose, eccellenti, uniche e preziose per il benessere, la bellezza, il gusto e la salute.
E dopo aver fatto un sunto del destino dei progetti, volete sapere cosa è accaduto a me nel frattempo?
In questi anni ho imparato a perdonarmi gli errori, a trasformare ogni cosa che non va per il verso giusto in una nuova lezione da cui ripartire. Sto ancora studiando l’arte di saper attendere e di apprendere da tutto e tutti, invece di pretendere di insegnare.
Non voglio esagerare però, sembra che se diventi troppo saggio, sei pronto per morire e per la verità io voglio vivere a lungo come le mie nonne e pensare e realizzare insieme alle persone giuste, tante e belle e nuove storie 😉
Con gratitudine infinita🙏