PiantaGrani è un imprenditore?
Si.
PiantaGrani è un contadino?
Anche.
PiantaGrani è un menestrello?
Anche.
PiantaGrani è un’agenzia di comunicazione?
No.
PiantaGrani è un PiantaGrane?
Quando serve.
Perché la parola “PiantaGrani”?
Perché ai PiantaGrani piace giocare con il senso e con le parole. Le parole sono importanti. Il PiantaGrani è un modello di persona, una tipologia di imprenditore e un metodo per produrre valore.
Quali sono le caratteristiche della persona – imprenditore PiantaGrani?
Il PiantaGrani non” immagina” e basta: “quello” semina, sperimenta e raccoglie i frutti, prima di tutto raccoglie dai suoi errori. Il PiantaGrani ama la poesia (poiein, fare), ma non la retorica.
Il PiantaGrani è determinato, agisce nonostante la paura, anche in condizioni non favorevoli.
Il PiantaGrani è allergico alla frase “non si può fare”.
Cos’è quindi tecnicamente PiantaGrani?
PiantaGrani è una impresa individuale. “Fa” consulenza utilizzando un proprio metodo, studiato e applicato per la conoscenza e consapevolezza, la valorizzazione, la promozione e la connessione di aziende e di enti territoriali. PiantaGrani è anche piccolo produttore di cereali.
PiantaGrani “fa” innovazione territoriale.
Da dove nasce l’idea di chiamare un’azienda PiantaGrani?
Dal blog Storie di PiantaGrani. Il blog è nato a gennaio 2017 per raccontare la storia di un chicco di grano.
Il nome è piaciuto, ha funzionato. Lo abbiamo scelto per denominare l’azienda.
Cosa racconta in particolare il blog Storie di PiantaGrani?
Il racconto, seguendo i tempi e i ritmi naturali del ciclo di vita dal chicco al piatto, sta accompagnando il lettore nella storia della creazione di uno dei prodotti e quindi di uno dei marchi di PiantaGrani.
Il blog cerca e incontra e racconta anche tanti altri “PiantaGrani”.
Si, ma cosa fa in concreto PiantaGrani?
PiantaGrani sviluppa progetti di marketing territoriale, strategie di valorizzazione e narrazione di prodotti e servizi anche di “nicchia”, fa creazione e/o rilancio di marchi, soprattutto nei settori agro-alimentare, agro – culturale e territoriale.
Come e con chi lavora PiantaGrani?
PiantaGrani individua le specificità di un’azienda, prodotto o servizio (conoscenza) e progetta e attiva la strategia giusta per darle valore (valorizzazione) e farla conoscere (promozione) e attivare le giuste reti per farla crescere (connessione).
Ha una rete di professionisti indipendenti ai quali attingere. PiantaGrani sa bene come si fa quello che si chiama il “project management” e che sempre nonno Felice mio faceva bene quando portava quella trentina tra mietitori, iermitatrici, cucinere e mangiatori (quelli pure servono) a portare a termine il “casazzo” per fare il grano buono.
Cosa fa di diverso PiantaGrani?
Si “sporca i pantaloni nella ricerca vera” come diceva Park, quel sociologo americano che ho studiato all’università. “Quello”, il PiantaGrani, va in azienda o sul territorio e tanto ci rimane fino a che tira fuori l’anima più profonda del prodotto o servizio o progetto.
Allora, PiantaGrani fa quello che chiamano “storytelling”?
Si.
E che mi significa questo “storytelling”?
È l’arte di raccontare le storie come faceva nonno Felice mio.
Lui teneva incollati al divano noi nipoti piccolini e scalmanati, narrando le disavventure di quando era soldato a Firenze negli anni venti e doveva tornare a piedi a Palomonte in Campania, per la notte di Natale.
Ci raccontava del fuoco, del pane scarso e dei piedi doloranti, ma di più di quella gioia speciale di quando poi è arrivato sotto al campanile, in tempo per la messa di mezzanotte.
Solo che ora è di moda chiamarlo Storytelling, e pure noi lo chiamiamo così.
E come si fa “storytelling”?
Ci sono vari modi di raccontare, e soprattutto vari strumenti per farlo e canali per veicolare i racconti. Ogni volta diversi: sia i modi, sia gli strumenti, sia i canali. Spesso poi cambiamo le strategie strada facendo. Il nonno Felice mio, quando vedeva che le olive non erano tanto buone , le faceva seccare per metterle sott’olio, invece che farci l’olio. L’olio sarebbe stato rancido, quelle olive sott’olio là, invece, erano proprio una cosa buona e speciale.
Capito. E il grano tradizionale, la farina e il pane?
Segui il blog e tutte le prossime storie. L’eccellenza si costruisce con pazienza e sperimentazione.
I prodotti che sperimentiamo sono “da mangiare” sul serio, hanno il sapore che avevano quelli di nonno e nonna; non siamo però negli anni venti e noi studiamo con le persone competenti come renderli nuovi e sostenibili.
Se ti piace il pane fatto con la stampante 3D (senza nulla togliere a questa tecnologia), certamente questo non è il blog da seguire e il progetto per te .