La custode della memoria

Ppì sapì adduvi vai e’ a sapì da ddunni vieni!
(Per sapere dove vai devi sapere da dove vieni)
Proverbio cilentano

Giusta è una persona solare e tranquilla, quando parla ti mette a tuo agio fin da subito; il suo sorriso crea vicinanza con il prossimo. Giusta vive “…in un villaggio di duemila anime che si chiama Torre Orsaia, in provincia di Salerno… tra la Basilicata e la Campania, in una regione dai confini allargati un tempo chiamata Lucania, nel cosiddetto Cilento…”. *

Quando racconta del progetto di cui è l’anima da cinque anni, ritorna spesso l’espressione “rievocare per tramandare” perché in quelle due parole “rievocare” e “tramandare” c’è tutto il senso più profondo del lavoro che sta portando avanti. Con passione e amore.

IL SEME, L’ORIGINE DELLA STORIA.

Tutto è iniziato un po’ per caso, senza sapere che sarebbe poi diventato un importante attivatore di processi sociali. Per una sua innata passione, che coltiva fin da piccola, Giusta inizia a raccogliere fotografie, documenti, oggetti, vestiti: il suo è un lavoro prezioso, fatto di un rito porta a porta che nell’era di internet sembra la diapositiva sbiadita di qualcosa che non ci appartiene più. È dal contatto porta a porta che Giusta, parlando con le persone anziane del posto, riesce ad avere accesso ad aneddoti e fatti che costituiscono un enorme patrimonio di conoscenze. In modo del tutto naturale, dalla raccolta di queste memorie, orali ma anche documentali, viene identificato un tema portante, un argomento intorno al quale ruota una manifestazione rievocativa che si svolge l’8 agosto di ogni anno. Con il patrocinio del Comune e dell’Università Popolare del Cilento.

Un modo per valorizzare meglio il materiale individuato ma soprattutto per metterlo a disposizione di tutti e far sì che diventi memoria e conoscenza collettiva. La rievocazione non avviene in un museo o in un altro luogo chiuso, no. Avviene davanti ai portoni delle case che si trovano su quella che un tempo era la via principale del paese, via Pagano. Ogni portone espone una testimonianza del tema prescelto. È come un cerchio che metaforicamente nasce e si chiude di porta in porta. Il tema prescelto per l’edizione di quest’anno ruoterà intorno alle feste e tradizioni, fra il sacro ed il profano.

Giusta svolge, attraverso i suoi ritrovamenti, un compito di coesione sociale, di riscoperta dei propri valori e delle proprie radici, fatte di cose semplici, di abiti poveri, di giocattoli essenziali, di poche suppellettili e di cibi rituali. Ma anche di vicoli, piazze con il monumento ai caduti, campanili, panchine, scorci, l’amato muretto destinazione di tutte le passeggiate. Perché i luoghi sono consustanziali alla memoria.

Giusta svolge un lavoro dal valore inestimabile. Ancor più perché si è data lei stessa questo “incarico” di custode della memoria del suo paese.

La sua storia è un bellissimo esempio per tutti, ancora di più per la società in cui viviamo oggi, in cui la vita reale pare quella che scorre sui nostri smartphone.

LE INTEMPERIE, LE PROVE.

Giusta Cedrola nasce in una famiglia numerosa, come sapevano esserlo le famiglie di una volta. Ha una sorella gemella, ultime di undici figli.

Alla ricerca di una stabilità lavorativa, si trasferisce in Inghilterra intorno alla metà degli anni Settanta dove già vivono e lavorano i suoi fratelli. Rientra dopo qualche anno a Torre Orsaia: qui sposa l’uomo della sua vita e con lui costruisce la sua bella famiglia, composta da tre figli. Oggi è nonna felice del suo primo nipote.

Ha sempre dato molta importanza al valore della memoria e ha sempre ritenuto significativo tramandare al prossimo, recuperare e raccontare per chi c’era, per chi non ha vissuto direttamente certi eventi e per quelli che ancora devono venire. Inizialmente la ritrosia era maggiore della sua voglia di attivare questo percorso  di recupero della memoria. Poi, grazie all’incoraggiamento avuto da tanti, in particolare dal compianto prof. Giuseppe Vallone, uno studioso dei dialetti cilentani, è riuscita a mettersi in gioco e a seguire con coraggio la sua strada.

IL RACCOLTO, I RISULTATI.

Giusta riscontra sin da subito un forte interesse per quello che fa: adulti e giovani apprezzano la sua ricerca dei materiali e anche il lavoro di esposizione e mostra, al punto che si è creato un bel gruppo che collabora con lei nell’allestimento della serata dell’8 agosto: Giovanna Lisanti, Stefania Cedrola, Valentina Cedrola, Quirino Attilio Vassalli e Pierpaola Moccione. Giovani che di anno in anno hanno chiesto di poter collaborare con lei.

Il suo lavoro si fa ponte grazie ai social network, tramite la creazione del gruppo Facebook “Alla scoperta di Torre Pulsaria”, dal nome che Torre Orsaia aveva nella seconda metà del 1400. Entra in contatto con le persone che vivono lontano, in Italia e in altri Paesi del mondo. E così avvia dei legami con i parenti di torresi emigrati in Brasile e alcuni di loro vengono a visitare Torre Orsaia, il paese d’origine dei loro antenati. Niente di più bello quando la memoria si fa relazione autentica.

È un lavoro affascinante quello di Giusta che le riserva spesso sorprendenti scoperte: come la storia di Francesca, una ragazza ursentina molto bella che divenne brigantessa ancora giovanissima. Una ragazza intelligente, astuta e abile tessitrice che fu uccisa all’età di 19 anni da un fidanzato geloso.

La “brigantessa tessistrice” nel suo laboratorio in una rievocazione vivente.

Questo è un abito da sposa della prima metà dell’Ottocento, in seta damascata e pizzo, con corpetto ornato di perline, curato nei minimi particolari, fatto cucire a Napoli in una delle rinomate sartoria dell’epoca. Esposto nell’edizione 2014.

Altri scatti dalle manifestazioni rievocative delle passate edizioni.

 

 

* Citazione tratta da Piano Americano di Antonio Paolacci

Testo a cura di Assunta Coccaro

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